lundi 28 mai 2007
dimanche 27 mai 2007
Siculiana
Dintra 'stu granni celu ca suvrasta
si mori la Natura chi nni resta ?
si mori la Natura chi nni resta ?
Ma po lu munnu
stari a taliari ?
Ma po lu Munnu stari a talïari
li stessi cosi sempri d'avanteri ?
siddu si ferma si frantuma e mori,
e nuddu po cchiù scinniri e acchianari.
Perciò cci tocca sempri di tutturi
comu la tòrtula di firrïari;
lu Munnu ca firria ha li so miri
e cancia e scancia l'usi e li manneri.
Libellés :
Siculiana,
Stefano Bissi
vendredi 25 mai 2007
L'ultimo ieri e Lu munnu ca firria
Stefano Bissi
L'ultimo ieri
Voci dell'anima
All'alba del terzo millennio
...e nei miei versi
lascio il cuore mio
Presentare un libro di poesie del poeta Stefano Bissi non è un impegno, una scommessa o una sfida, ma un autentico piacere.
E il terzo volume di poesie del notro poeta che presento, fra i quattro con questo publicati, e cio è per me motivo di orgoglio e di onore. Naturalmente il Bissi mi incarica di presentare le sue poesie non per le mie capacità di critico, né per qualifiche letterarie che non ho, ma per i legami affettivi e per le affinità ideali e intellettuali che ci accomunano, e se riusciro con la mia presentazione a trasmettere ai lettori il piacere che ne ho tratto, saro doppiamente contento.
Questa raccolta di peosie « L'ultimo ieri – Voci dell'anima – All'alba del terzo millennio », racchiude un periodo di tempo molto vasto che va, dal 1932 ad oggi, quasi a comprendere l'inizio dei due secoli contendent. Quinti in esse è possibile leggere squarci della sua storia, della nostra storia, vista in chiave poetica.
Il suo peregrinare per lungo e il largo dell'Italia è scandito dalle sue poesie, che ne immortalano i tempi e i luoghi.
Aprono la raccolta le poesie degli anni giovanili, del suo innamoramento, della sua passione per il borgo natio, per la sua campagna dei « Caternini », per gli affetti familiari, per la natura che con la sua bellezza lo incanta e lo fa sognare.
Egli ammira l'infinita bellezza della natura, delle stelle, del mare, dei fiori con l'occhio meravigliato partecipe dell'estate e ne assapora e ne canta tutto l'incanto. L'amore per la natura appartiene alle anime elette e il poeta appartiene a questa categoria.
Il secondo posto delle sue poesie è dedicato alla vita militare che, viene intravista attraverso il fruire iridescente della poesia e della musica.
Bissi è come una fontana dalla quale sgorga poesia e musica incantatrice, alla quale possiamo abbeverarci e dissetarci. E la sua è una musica che sgorga spontanea e prepotente dal suo cuore e arriva al mostro dilatandolo e riempiendolo di gioia e di emozioni dolcissime.
Estremamente toccante è la poesia della sua « Gina primavera d'amore » e quella dedicata a «Siculiana Marina » ambedue (come tante altre) musicate dallo stesso poeta e cantate ancora oggi dai siculianesi. Al verso seducente è accoppiata in prodigiosa simbiosi, una musicalità fatta di note che t colpiscono e ti mettono in cuore la pace. E la poesia, quella autentica, si trova profusa a piene mani in tutti i suoi componimenti.
E un uomo il Bissi di formazione culturale decisamente laïca. Eppure nella sua produzione poetica l'aggancio col trascendente, col Dio, che afferma e consola, è presente, costante e ne costituisce quasi un sottofondo. Cio mi ha fatto tanto piacere perchè ci fa conscere un altro aspetto della personnalità del poeta che non è appriscente, ma profondamente vissuto.
Le sue poesie si leggono con estrema facilità e con immenso diletto. Ahimè... che disagio e che angoscia nel leggere certe poesie moderne dove si sentono la fatica e le difficoltà di ch le scrive!...
Nell'evocare il suo grande amore per la sua donna amata raggiunge vette strugenti e ammalianti. Nulla vi è di retorico, ma tutto è profondamente sentito e vissuto! La poesia è per il poeta come un grande palcoscenico in cui fa giocare, a suo piacimento, i suoi sentimenti e le sue emozioni. Fra lui e la sua poesia c'è una specie di attrazione reciproca, per cui tutta la sua filosofia e il suo credo sono racchiusi nel verso: « lungi dal cuore sempre più m'avvedo... che dove amor non c'è tutto è morboso ».
Resta un segreto, che non riusciamo a capire, perchè il poeta ha tenuto per cosi tanto tempo, chiuse nel cassetto, tanta ricchezza di poesia. Forse era geloso dei suoi ricordi, della sua storia intima o temeva che altri avessero potuto contaminarla? La decisione, presa oggi, di dare alla stampa questi versi, ci riempie di tanta contentezza.
Seguono le poesie che scandiscono la sua vita militare, poesie dedicate a fatti e luoghi realmente esitenti e che ora rivivono nei suoi ricordi.
« Vecchi vorremmo a vuoi tornar domani
sol per un'ora di lontana ebbrezza;
vorremmo a voi tornar, luoghi lontani,
che a noi rapiste tanta giovinezza ».
Non poteva mancare un inno accorato e struggente alla nostra Italia, caduta nella disgrazia, nello sfacelo, nella miseria, per mano teutonica, e al colmo del dolore invoca libertà e pane per i suoi figli. Bellissima la chiusura dell'inno con l'appello all'amore universale e l'auspicio dell'avvento di un mondo senza confini.
L'Italia che dal baratro risorga...
non più per allestir cannoni e spade...
...ma per amar, alfin, grande e possente
solo una Patria che ci unisce e infiamma,
non che si chiami Italia o Continente,
ma Terra, Terra, inver, comune Mamma! ».
La pace, l'amore, la fratellanza, il rifiuto della violenza e della guerra, i problemi ecologici, « proteggi la natura », la libertà sono esigenze e valori da lui sentiti in modo estremamente partecipato. Alcune poesie sono traboccanti di umanità e piene di commozione, da cui traggono una profonda tensione lirica.
Gustoso e delizioso è questo sonetto :
« Mi si affacciano agli occhi un casolare,
una chiesetta illuminata a sera,
un fanciullo che impara a recitare
a mani giunte la prima preghiera ».
Si sente qui la mano del musicista e del poeta.
Una poesia che ha tutte le caratteristiche della preghiera e dell'inno religioso da cantare in chiesa è « E nato in una grotta ». Qui si sente il poeta in cerca di Dio e lo trova nel bimbo che è nato ignudo in una mangiatoia. Questa religiosità sommessa, questa ricchezza di alti sentimenti possono purificare e redimere le brutture dell'uomo di oggi.
Bella è l'immagine che cogliamo nella poesia « A Polvera » dove la sommessa « preghiera del vespro » si confonde con il rintocco della campana della chiesa del borgo.
A questa immagine segue la tritezza per lo struggentee malinconico ricordo che insorge ne suo cuore nel vedere gli stessi colli, la stessa campagna, lo stesso mare, gli stessi profumi della sua lontana terra di Sicilia :
« Vedo i miei colli, la campagna, il mare,
sento i profumi della terra mia :
potessi almeno un giorno ritornare
a te, sognata ognor, Terre natia! »
Nella poesia dedicata alla mamma « Pregherai domani » si sentono riuniti i talenti del Bissi; la poesia, la musica e la pittura e riaffacciare il senso religioso che serpeggia un po dappertutto:
« Rintocca la campana della sera,
il sole muor laggiù, laggiù nel mare,
ti vedo assorta nella tua preghiera,
prostata, o mamma, ai piedi d'un altare ».
Il sole tramonta, la mamma sua è assorta nella preghiera ai piedi di un altare e piange e prega, e con tutta la forza del suo amore chiede alla Madonna:
« con fede, con ardor, con pio desio,
Madre di grazie, di perdono, pia,
che a me ritorni salvo il figlio mio ».
Traspare ovunque la mitezza della sua personalità, il rifiuto della guerra e della violenza, l'amore per la pace; caratteristichee atteggiamenti che preludono alle istanze e alle scelte di oggi, verso le quali l'umanità, se vuole sopravivere, si sta orientando. Si dimostra in tal modo, un precursore, un vate, che ci infonde fiducia in un mondo più giusto fatto d'amore e fratellanza universale.
Tutto è raccontato con massima fedeltà ai fatti e anche ai sentimenti che quei fatti sanno suscitare. Egli sa leggere nel suo « interiore » e sa tradurlo in momenti di alta poesia, mentre ci rende partecipi col suo travaglio spirituale. Il lettore non trova difficoltà ad entrare nel suo mondo, dal quale tre motivi di purificazione.
Sa cogliere a volo il sentimento, che muove il suo estro e ce lo offre puro e semplice come una primizia da gustare per allietare il nostro cuore.
A volte si respira un clima surreale di sogno che ci trasporta verso altezzz irraggiungibili.
Pertanto possiamo affermare che Bissi, con questa raccolta di poesie pon un'altra importante pietra nell'arco della sua produzione poetica, alla quale auguriamo tutto il successo che merita per il bene dei lettori, in quanto questo suo mondo poetico ci offre, fra l'altro, un valido insostituibile tramite verso la pace e la quiete dell'anima.
Nello squallido cinismo ed egoismo in cui viviamo i versi di Stefano Bissi offrono una finestra che ci permette di respirare dell'aria pura.
La grande poesia ha la funzione di destare il piacere estetico e di inviare un messaggio educativo nel senso che il vero che è contenuto nei versi, passa al lettore per migliorarlo.
La poesia del Bissi possiede queste qualità , quindi appartiene alla grande poesia.
Stefano Bissi è un artista completo: pittore, musico e poeta. Ed è educatore inoltre di diverse genrazioni di ragazzi, che ha sputo mirabilmente fondere nella sua poesia, con capacità pittorica, innata musicalità, e grazia accattivante del verso, il messaggio pedagogico e morale. Alla dolcezza, al suono dei suoi versi si unisce, di tanto in tanto, una forza di sentimenti che ci lascia pensosi.
A volte ci sorprenono la dolcezza umana, il disarmato candore, i numerosi risvolti di umana pietà, oltre alla sua convinzione che il male sia eliminabile dalla vita dell'universo:
« quando incontri
un uomo, senza luce
nel buio del suo dolore;
quando incontri un malato,
senza giorni ne le mani;
un nano che ride nel suo pianto;
allora tu... devi dire a te stesso:
io sono un uomo felice ».
Ci sono libri che dopo averli aperti e dopo averne letto due o tre poesie si chiudono e non si aprono più. Qui avviene il fenomeno opposto.
Questo, quindi, è un libro che non ha bisogno di presentazione perchè si presenta da solo e le mie povere parole non aggiungono niente al suo intrinseco valore .
Con questo libro oggi il Bissi, già grande come poeta venacolo ci mostra con maestria e bellezza di stile la sua produzione poetica in italiano e conquista doppiamente il suo meritato posto nel tempio delle muse.
Possiamo affermare senza tema di smentita, che quest'opera ci incanterà e ci eleverà nello spirito: il poeta consegna il suo nome alla storia della poesia e a quella della vita civile di Siculiana.
Forse per questa presentazione rappresanta il Canto del Cigno. Sono contento pero che questo canto lo affido in buone mani.
Un suo accorato e struggente rimpianto ci inonda ancora di commozioneper la sua adorata Gina:
« Or che il sogno è svanito,
io mi sento smarrito
e più folle ti chiamo ».
In questi versi è racchiusa tutta la sua angoscia, il suo immenso dolore per la perdita del suo grande amore, e ci pare di vederlo svolazzare solo senza meta come un uccello che ha perduto il nido. Da parte nostra gli offriamo tutta la nostra solidarietà e l'augurio che possa trovar la pace del cuore cosi duramente trafitto.
Col sonetto « Lascio il cuore mio », che troviamp nelle ultime pagine di questa sua opera, il Bissi chiude il suo prezioso volume.
Al musico Vincenzo Caruana, virtuoso mandolinista dal tocco magico e delicato, che ha musicato molte delle belle poesie del poeta Bissi, suo vecchio compagno di scuola e di « fughe musicali », vadano i miei compiacimenti e il pio più sentito plauso per le sue squisite melodie che qui troviamo inserite in « musica sui versi » del presente volume.
Siculiana Marina, 25 luglio 2000.
Paolo Scaduto1
1Dott. Paolo Scaduto, medico condotto e ufficiale sanitario del commune di Siculiana dove ha svolto fino a ieri la sua missione di medico di base e di studioso di problemi d'igiene mentale e di geriatria. Con le sue monografie du tali argomenti ha vinto il « Premio Scalari » nel 1969 e 1970 (medaglia d'oro).
Interessato alla medicina preventiva e educazione alla salute ha tenuto una rubrica televisiva che veniva messa in onda dalla « Radio Sud Siculianee » dei Vella in Doria.
Nativo di Sciacca (9/02/1922), è siculianese di adozione per essersi trasferito nel 1952, ancora giovane medico, in questa nostra cittadina.
E deceduto a Siculiana il 12/11/2000.
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"Un òmu
sempri acchianatu all'arbulu
'un po stari,
c'avia scinniri !"
V. Lo Bianco
Presentazione
Presentare un nuove libro di poesie è un impegno verso i lettori cui il libro è rivolto; ma è anche un piacere, specie quando l'autore è un Autentico poeta.
Stefano Bissi non è nuovo alle muse: ha già dato alle stampe due volumi in versi siciliani, "Sciuruddi di lu me paisi - poesie- - "e "Lu Crucifissu di Siculiana - Lu Tri di Maju - tra leggenda e storia" con nota esplicativa in lingua, coi quali si è guadagnato un posto ragguardevole nel tempio della poesia, e in particolare di quella in vernacolo.
La sua produzione poetica fin dalla sua fanciullezza, non ha conosciuto soste e l'ispirazione ha sempre bussato imperiosa al suo cuore, per tradurre in versi momenti, aspetti e problemi che turbano l'uomo d'oggi.
Ogni aspetto del nostro viver civile di ogni giorno stimola il suo estro. Ed ecco "Lu munnu ca firria" di questo nostro poeta Siculianese, poema in ottave con rime in assonanza, col quale si prefigge di presentare questo nostro Mondo in continua ascesa nell'affannoso travaglio di trasformazione e di rinnovamento.
Con esso inneggia alle conquiste della scienza che rendono meno pesante, meno penosa e certamente più gioiosa la vita di tutti i giorni di ognuno di noi, e denuncia il degrado globale che ci sovrasta. Prepotente è in ogni ottava il confronto tra i modi, gli usi e i costumi del vecchio col nuovo, del passato col presente, confronto che induce il lettore alla valutazione e alla scelta del meglio nel biasimo dell'uomo quando cade nell'uno o nell'altro eccesso lungo il cammino del tempo.
La velata nostalgia e il rimpianto per i tempi trascorsi, più sani, per le cose buone perdute o cadute in disuso, constituiscono la nota dominante di questo suo nuovo lavoro nei cui versi aleggia, però anche la speranza in un mondo migliore. La sua poetica sgorga spontanea, chiara e limpida come acqua di rocca; il suo verso è sempre fluido, armonioso, fresco, scintillante, sempre pronto a carpire e capire i problemi essenziali che travagliano l'umanità. Nessun problema sociale, economico, ecologico ed umano, che travaglia l'uomo moderno, è stato dimenticato o trascurato.
Le sue preziose annotazioni su fatti, su luoghi, su personnaggi, sull'animo umano, ad una lettura superficiale parrebbero avere un tono spensierato, giulivo e immaginoso; ma ad una lettura piµ attenta vi si scopre il travaglio dell'uomo d'oggi, pensoso dei destini del mondo e dell'umanità e l'invito e misurato e meditato alla riscoperta di autentiche virtù.
Le vicende, infatti, e le notazioni sono come pennellate su una tavolozza, come quadri di una immaginaria rassegna in cui si sente scorrere il divenire della storia nostra.
Del resto il nostro Bissi oltre ad essere poeta, è anche pittore e usa la penna come il pennello.
Poeta - pittore , acuto e felice osservatore del variare del mondo, dell'ambiente, della vita di ogni giorno, sa immediatamente tradurre le impressioni e le sensazioni che ne ricava in quadretti poetici che traboccano di spontaneità e vitalità.
Le ottave hanno un loro logico filo conduttore che unisce l'una all'altra in un "continuum" organico e completo, che rappresenta lo specchio dei tempi; dei tempi che viviamo.
Un "humor" tutto personale che serpeggia un pò ovunque e una spontane a elganza di stile (che non è ricercatezza) ci invitano alla lettura, ci avvingono e ci trascinano e ci sollecitano ad assaporarne tutto il fascino segreto e ci regalano un immenso godimento spirituale e ammaestramenti sui quali tutti dovremmo meditare.
Viste sotto questa angolazione, le sue ottave hanno una funzione palingenetica e catartica in quanto, come l'arte universale, sono finalizzate a "rinnovare i popoli, a rivelarne la vita e a prepararne l'avvenire".
Un rilievo particolare merita l'appello alla tutela dell'ambiente, quanto mai opportuno in un momento in cui, non solo la vita, ma il destino dell'uomo si gioca sui temi dell'ecologia, su un problema che trascende il puro interesse poetico ed estetico per collocarsi nel sociale e nell'umano.
Un' ultima considerazione mi piace sottolineare: questo suo attaccamento alla lingua siciliana (lingua e non dialetto come erroneamente viene definita) dimostra un amore passionale per la terra nostra, per la sua cultura, per le sue tradizioni, per il suo costume, per la sua storia ; e ciò, in sintesi, vul dire un tenace e forte legame con le radici.
Si dice che aprire una scuola significa chiudere un carcere. Noi diciamo che anche pubblicare un libro nuov può contribuire a svuotare un posto nelle carceri, perchè ogni libro ci esalta, ci ammaestra ci rende migliori sotto tutti gli aspetti.
Il libro è un amico che ci fa sempre compagnia, ci dà molto, non chiede niente e non ci tradisce mai.
A questa categoria appartiene il libro del poeta Stefano Bissi il quale, rivolgendo il suo messaggio d'amore all'uomo responsabile, così infine, chiude il suo componimento poetico;
"è l'omu ca duvissi cuvirnari
li cosi di 'stu Munnu cu lu cori
e cu li beddi hiammi di l'amuri
pi fari tutti l'òmini abbrazzari"
Paolo Scaduto
La televisioni
Nuddu cchiù leggi opuscoli e dispenzi
libri di püisii e di rumanzi
la televisioni porta annunzi,
e belli e fatti duna li risponzi.
Vecchi e picciotti assittati in bluginzi,
stannu a lu vidiu dintra a li so stanzi
appiccicati comu tanti sponzi,
a talïari tutti li sequenzi.
Lu nannu cchiù nun cunta a li niputi,
attornu a lu brasceri, attenti e cueti,
lu cuntu di li principi, eterni ziti,
Ora è la ràdiu ca cunta e ripeti,
la teli ca trasmetti tirrimoti,
fatti successi, ammazzatini e liti,
fimmini nudi e spàsimi e vasati.
Stefano Bissi
Libellés :
L'ultimo ieri,
Lu munnu ca firria,
Stefano Bissi
samedi 19 mai 2007
Lu crucifissu di Siculiana
Lu tri di maju
Poemetto in versi siciliani
(tra leggenda e storia)
"Fidi mi caccia
e no lignu di varca"
Presentazione
Di solito il compito di presentare un libro si affida a persone di spcicco della cultura.
Il poeta Stefano Bissi, però, ha voluto affidare a me questo compito, spinto più dai moti dell'animo e da sentimenti di stima e di affetto che ci legano, che da precise qualificazioni culturali, che certamente non ho.
Un altro libro si aggiunge a quello già scritto e dato alle stampe.
Da impenitente « poeta » ci offre questa volta non una raccolta di poesie, come nel primo, ma un poemetto in versi in cui ci racconta la leggenda e la storia de « lu Crucifissu di Siculiana ».
Appassionato, scrupoloso ed entusiasta studioso delle nostre tradizioni, ci ha voluto dare, ancora una volta, uno squrcio della nostra Storia Patria. In questo volumi Egli, con precisione storica, con appassionato amore, ma anche con un pizzico di fantasia, racconta fatti, ricorda nomi, rievoca luoghi, facendoci rivivere in una perenne attualità la nostra storia, che per molti versi si identifica con la storia di « lu Crucifissu ».
Fantasia: ma non può esserci poesia senza fantasia! E fantasia ci vuole quando si rivivono fatti che afffondano le loro radici nella leggenda, la quale diventa essa stessa storia, quando trova corpo nella vita di un popolo.
Su questo lavoro rivive in ofrma incantata ed elegante l'amore del nostro poeta per le « Radici ». Il culto delle radici è importante nella vita di un popolo e deve far parte del suo costume.
Un popolo che ricorda e comprende il passato può più facilmente balzare verso l'avvenire, senza fratture e salti nel buio o nel vuoto.
Il libro ci offre la singolare fortuna di seguire anno per anno,giorno per giorno, la storia di « lu Crucifissu di Siculiana », della leggenda, che si perde nella notte dei tempi, alla realtà d'oggi, che si svolge sotto i nostri occhi.
La scorrevolezza e la musicalità del verso ne rendono piacevole ed accattivante la lettura Il poeta ci prende per mano e ci guida con amore nello svolgersi della storia del Crocifisso, che si intreccia mirabilmente e potentemente con la storia sociale politica e religiosa della stessa nostra Siculiana e ci fa innamorare di questa storia.
Il lavoreo del poeta Bissi è un affresco vivente, splendido e scintillante della nostra Città, una Città che vive nell'attesa della « festa del Tre di Maggio », che si ripete ogni anno con immutata fede e costante ardore e che fa rivivere, come una primavera che ogni anno si rinnovella, gli aromi, i colori, il folklore più autentico che mirabilmente si intreccia e si fonde con gli aspetti puramente religiosi della festività.
La travagliate e, a volte scanzonate vicende della storia del Crocifisso, rivivono in un'atmosfera poetica che ci avvince e ci attanaglia dalle prime alle ultime pagine.
La Croce è stata il soggetto portante della letteratura e dell'arte, dalla scultura alla pittura, dalla prosa alla poesia. Con l'opera del Bissi, ora, entra anche nella poesia dialettale.
Bissi ha concentrato la sua acutissima attenzione sui fatti che sostanzano la storia di « lu Crucifissu », offrendoci una trasposizione in chiave poetica, ritmica, brillante, gustosa, come una rara leccomia e mettendoci prepotentemente a contatto con le nostre « Radici ». Ci offre un libro ricco di anedotti, di dramma, di « pathos » senza nulla di artificiale e di artefatto.
Nella storia del Crocifisso di Siculiana possiamo intravedere la storia della tragedia dell'uomo che spera trovare salvezza e pace solo abbracciando e portando quella Croce e avendo fede in quella croce.
Sotto questo aspetto mi hanno particolamente commosso le seguenti quartine :
- »Stu Signiruzzu di Siculiana
ah quantu grazï c'ha pututu fari
a la so genti vicina e luntana
pi tantu tantu amuri arricampari!
...................................................
...................................................
'Na sula grazia vogliu dumannari
prima ca chiudu 'sta me püisia:
« Signori, fra li grazï chi vo ' fari,
vogliu ca una Tu l'ha fari a mia.
Nun t'offru provi di pagnau amuri,
ma sulu l'ànzia e lu me granni affettu
e tuttu tuttu lu forti duluri
ca mi cuvìa dintra lu me pentu ».-
Il poeta ci dà testimonianza che nelle profonde pieghe del nostro spirito, c'è sempre Cristo che ci attende con amore, pronto a saltar fuori per darci una mano, e nelle mareggiate che ci sbattono fra gli scogli della vita c'è sempre un punto di riferimento, un'àncora alla quale aggrapparsi per sperare ancora per amare ancora.
Cento anni fa Nietzesche osò « decretare la morte di Dio ». Oggi Bissi ripone « lu Crucifissu » al centro della storia dell'uomo.
Il libro contiene delle note esplicative dell'autore che chiariscono certi aspetti della storia di « lu Crucifissu » e pareri e ipotesi di altri autori sullo stesso argomento.
Addito all'attenzione dei giovani la lotta dissertazione del Prof. Vincenzo Castello, il quale nel riepilogo formula una ipotesi attendibile sulla data di nascita della Croce e del Crocifisso, invitanto i giovani ad occuparsi di questi studi, servendosi dei mezzi moderni di indagine.
È con un profondo atto di fede nella capacità catartica dell'arte e in particolare della poesia, che auguro questo prezioso libro il massimo successo: che esso possa trovare degno posto nella biblioteca di tutti i Siculianesi e di tutti i cittadini dei paesi vicini e lontani e possa servire a mantere, alimentare e trasmettere il culto sacro del nostro Crocifisso.
La via della « Libertà » si imbocca, anche, attraverso lo studio delle tradizioni, dei costumi, della storia che, in definitiva, è la studio di noi stessi, delle nostre « Radici ».
Guai a interrompere e tagliare ogni rapporto con esse; il cammino della storia nel suo lento divenire, si interromperebbe, facendoci crollare e sprondare nel caos!
Per questo noi auguriamo all'inesauribile vena lirica del poeta Stefano Bissi lunga vita e perenne fecondità.
Siculiana, 19 marzo 1982.
Paolo Scaduto1
1Dott. Paolo Scaduto, Medico condotto già ufficiale Sanitario del comune di Siculiana dove ha svolto fino a ieri la sua missione di medico di base e di studioso di problemi d'igiene mentale e di geriatria.
Con le sue monografie su tali argomento ha vinto il « Premio Scalari » nel 1969 e nel 1970 (medaglia d'oro).
Interessato di medicina preventiva e di educazione alla salute ha tenuto una rubrica televisa che veniva messa in onda dalla « Radio sud Siculiana »
Nativo di Sciacca (9.2.1922), è Siculianese di adozione per essersi trasferito nel 1952, ancora giovane medico, in questa nostra cittadina.
Libellés :
Lu crudifissu di Siculiana,
Stefano Bissi
jeudi 17 mai 2007
Sciuriddi di lu me paìsi
Riferimenti
"Si vo parlari di li cosi
di l'atri parla di lu to paisi"
Presentazione
"Sciuriddi di lu me paisi" di Stefano Bissi, nato a Siculiana, a metà degli anni dieci di questo nostro secolo, non è solo una raccolta di liriche in lingua (si badi bene in lingua, chè tale è il siciliano), ma un atto d'amore verso il proprio paese e verso quella bizzarra terra agrigentina dalla quale entrambi discendiamo.
Vi è in questi versi tutto il paese situato a specchio del mare africano. Appaiono, infatti, usi, costumi, tradizioni che, purtroppo, stanno per scomparire, travolti dalla "civiltà" moderna dei consumi e dell'uniformità. Siculiana si presenta a noi in tutta la ricchezza composita della propria vita, del proprio modo di pensare, di divertirsi, di piangere, di morire.
"Li lavanneri, /cu tri arbi di scuru / a la matina/
vannu a lu vadduni /"
mentri Giuvanni lu zoppu, con il vestito nuovo si appresta a fare la lingua a strascinuni,/
prummisa a lu Signuri / di lu "Tri di Maju"/;
un'antica tradizione alquanto barbara secondo la quale i peccatori o i miracolati, in segno di pentimento e di autopunizione, dovevano lambire con la lingua il pavimento della Chiesa.
E il Signore si sdegna contro Giuvanni : /Giuvà, ma nuddu cc'è / ca ti lu dici ? / Amuri è Chistu to/ secunnu tia, / stricari la lingua/ 'nmezzu a li lurdii ?
Eppure era la Sicilia : il paese dei contrasti, dove c'era Giuvanni che faceva "la linguaa strascinuni" e c'erano anche i bambini che jucàvanu a li ménnuli, / a li nuci, / a li cummari / tutta la sirata/. Oggi le strade sono vuote di bambini che, invece, stanno incollati ai teleschermi !
Non ci sono più le gustose macchiette tipiche di ciascun borgo, che a Siculiana erano La Gnura Pruvudenza, Peppi Nasca, Vanni Fràviu, Don Ciccu Sparatu.
Personnaggi a tutto tondo, pregni di quel senso dell'umorismo e del grottesco che un altro figlio di "Girgenti", Luigi Pirandello, teorizzò immortalandolo.
Una parte della raccolta è dedicat ai canti d'amore che sgorgano - e forse sempre sgorgheranno - dal cuore degli amanti di quella nostra terra assolata :
cc'è lu venu nni li fogli / ca sunnàcchia e sciatulia;/
s'apri l'occhi e 'un vidi a tia / frischiceddu 'un nni fa cchiù.
Ma quando spira questo vento attizza i sentimenti più focosi che divampano del desiderio :
Nicuzza bedda, sèntimi cantari, / àprilu tuttu lu to finistruni; / almenu ca mi senti suspirari / arrunchiateddu, misu tra 'n'agnuni.
E, infine, le ninne nanne che riprendono gli antichi ritmi con i quali le madri di Sicilia, addormentavano i bambini, tirando il filo che faceva nuovere la "naca" appesa sopra il letto :
E cu lu ventu di li pampineddi / scinni lu sonnu di li picciliddi; / lu pòrtanu di 'ncelu l'ancileddi / d'unn'è ca stannu e jòcanu li stiddi.
Siamo, dunque, dinanzi anche al documento di un tempo andato, ad una fonte storica che ci insegna - e sopratutto lo insegnerà alle generazioni che verranno - che cosa fosse il passato, quel passato che è la linfa su cui crescerà il presente.
Massimo Ganci
Palermo, 13 aprile 1982.
Libellés :
riferimenti,
Sciuriddi di lu me paìsi,
Stefano Bissi
A li pedi di la cruci
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Pirchi nun scinni ?
Chi fa' a pinnuluni1
'nchiuvatu2 ancora
nni'sta cruci
pi li mani e pi li pedi
cu lu cori spaccatu
ca ti scula
sangu e amuri ?
Pirchì nun scinni ?
Chi fa'
cu l'occhi aperti
a taliàri3 ancora
li giuda di la terra ?
Scinni,
nun mòriri
si prima nun aggiusti
'stu munnu sfasciatu
chinu di cruci
e di genti ca chianci,
pòvira comu tìa !
Scinni,
scinni di'stu lignu
camulutu4 di li séculi :
lu pòviru t'aspetta.
Pirchi nun scinni ?
Chi fa' a pinnuluni1
'nchiuvatu2 ancora
nni'sta cruci
pi li mani e pi li pedi
cu lu cori spaccatu
ca ti scula
sangu e amuri ?
Pirchì nun scinni ?
Chi fa'
cu l'occhi aperti
a taliàri3 ancora
li giuda di la terra ?
Scinni,
nun mòriri
si prima nun aggiusti
'stu munnu sfasciatu
chinu di cruci
e di genti ca chianci,
pòvira comu tìa !
Scinni,
scinni di'stu lignu
camulutu4 di li séculi :
lu pòviru t'aspetta.
Stefano Bissi - "Sciuriddi di lu me paisi", Agrigento-Palermo 1982.
Libellés :
A li pedi di la cruci,
Stefano Bissi
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