jeudi 9 août 2007

Adriano Celentano

"Storia d'amore"

adriano celentano - confessa

"Confessa"

mercredi 8 août 2007

Marcinelle

http://www.ctim.ch/Marcinelle2.htm

http://www.ctim.ch/Marcinelle3.htm










1956 Disastro di Marcinelle, in Belgio, dove a causa di un incendio muoiono in una miniera moltissimi operai. Alcuni sono siciliani






mardi 7 août 2007

Storia dell'emigrazione italiana





Gli italiani sono stati protagonisti del più grande esodo migratorio della storia moderna. Nell’arco di poco più di un secolo, a partire dal 1861, sono state registrate più di ventiquattro milioni di partenze, un numero quasi equivalente all’ammontare della popolazione al momento dell’Unità. Certo, si tratta di un dato al lordo dei rientri, ma da solo basta a dare un’idea della vastità del fenomeno. Si trattò di un esodo che, a differenza di quanto si crede comunemente, toccò tutte le regioni italiane, con una priorità dell’esodo settentrionale tra il 1876 e il 1900 con tre regioni che fornirono da sole il 47 per cento del contingente migratorio: il Veneto (17,9), il Friuli Venezia Giulia (16,1 per cento) e il Piemonte (12,5 per cento). La situazione si capovolse nei due decenni successivi quando il primato migratorio passò alle regioni meridionali con la Sicilia che dette il maggior contributo, 12,8 per cento con 1.126.513 emigranti, seguita dalla Campania con 955.1889 (10,9 per cento).
Il fenomeno non si è esaurito. Oggi gli italiani sono ancora al primo posto tra i migranti comunitari (1.185.700 di cui 563.000 in Germania, 252.800 in Francia e 216.000 in Belgio) seguiti da portoghesi, spagnoli e greci. Nel 1994 effettuarono la cancellazione anagrafica per l’estero 59.402 italiani con una prevalenza di partenza dall’Italia meridionale e insulare (57 per cento); e la Sicilia è di nuovo la prima regione con 13.615 cancellazioni.
Alla Sicilia spettano alcuni primati in campo migratorio, tra cui per il passato il maggior numero di espatri verso gli Stati Uniti. Negli anni 1890-1913 su dieci siciliani emigrati, nove si recarono negli Stati Uniti. Negli anni 1950-60 si assistette a una differenziazione delle mete migratorie dalla regione: dei 400.000 siciliani emigrati circa un 25 per cento continuò a preferire mete transoceaniche, che questa volta includevano Oceania, Africa e Asia, un 5 per cento si diresse verso i paesi non europei del bacino del Mediterraneo, più di un quarto si spostò verso le regioni industrializzate del Centro Nord italiano ed il resto verso i paesi dell’Europa del Nord.




Italia contribuì con percentuali analoghe all’esodo verso l’Europa e verso le Americhe, ma una notevole differenza fu nelle zone di partenza: il mezzogiorno fornì il 90 per cento della propria emigrazione alle Americhe, privilegiando gli Stati Uniti. Il viaggio in treno per raggiungere i paesi dell’Europa settentrionale era non solo altrettanto lungo, ma costava più di quello sul bastimento. Dal settentrione l’emigrazione transoceanica privilegiò l’America Latina, con ulteriori suddivisioni: dal Veneto andarono prevalentemente in Brasile, i piemontesi si diressero prevalentemente in Argentina. Dalle regioni dell’Italia centrale l’emigrazione si divise equamente tra stati nordeuropei e mete transoceaniche.
I tratti caratteristici di questa emigrazione furono l’alto tasso di mascolinità (circa l’ottanta per cento nel periodo iniziale), la giovane età (la maggioranza apparteneva alla fascia di età compresa tra i quindici e i quarant’anni), e l’accentuata temporaneità (negli anni 1861-1940 solo un terzo decise di fermarsi definitivamente all’estero). Si trattò di un esodo di popolazione agraria, prevalentemente analfabeta: nel 1871 il tasso di analfabetismo nazionale era del 67,5, e nelle regioni meridionali superava spesso il 90 per cento. I contadini, agricoltori e braccianti, non furono gli unici protagonisti: artigiani, muratori e operai li accompagnarono. Tra i motivi dell’esodo oltre agli effetti della crisi agraria degli anni ottanta dell’Ottocento e l’aggravarsi delle imposte nelle campagne meridionali dopo l’unificazione del paese, sono da citare il declino dei vecchi mestieri artigiani e delle industrie domestiche. Nel Sud Italia la condizione contadina era aggravata dalla presenza di piccole proprietà insufficienti per il mantenimento e dal latifondismo. Scriveva Gaetano Salvemini:
Nel Sud si ricava dalla terra appena tanto da mangiare e da pagare le tasse… E alla prima difficoltà tutto va per aria. Se non ci fosse l’emigrazione transoceanica, avremmo ad ogni cattiva raccolta.. delle vere e proprie crisi di fame.
Ai fattori di espulsione si sommavano quelli di attrazione: mai prima di allora c’era stata tanta richiesta di manodopera in Europa, soprattutto in Francia e in Svizzera, e nelle Americhe. L’Argentina incoraggiava l’immigrazione per la colonizzazione delle sue terre, in Brasile dove dal 1888 era stata abolita la schiavitù, vi era gran richiesta di braccia per le fazendas: intere famiglie prevalentemente venete, vennero reclutate e lavorarono per i latifondisti in una sorta di regime mezzadrile. Il lavoro svolto dagli immigrati dipendeva quindi dalle offerte del mercato del lavoro nei paesi di insediamento. Negli Stati Uniti gli italiani si concentrarono nelle grandi città del Nord Est privilegiando i lavori salariati, anche in vista del rientro in Italia, e furono impiegati nelle fabbriche, nella costruzione di strade e ferrovie e nelle miniere.
Le modalità dell’emigrazione e dell’insediamento si articolarono prevalentemente attraverso catene migratorie familiari e di mestiere. Non trascurabili furono, specialmente nei primi anni del grande esodo, i numerosi episodi di sfruttamento degli emigranti che iniziava ancor prima della partenza dal momento che una forma di finanziamento del biglietto transoceanico era costituta dal credito. Dopo essere stati taglieggiati e raggirati in patria dagli agenti di emigrazione una volta giunti in America non trovarono una situazione migliore: da un’inchiesta del 1897 a Chicago risultò che il 22 per cento degli immigrati italiani lavorava per un padrone; ciò implicava il versamento di una tangente per ottenere un lavoro e l’abitazione e l’obbligo di acquistare le merci in uno spaccio indicato.
Gli italiani furono in questi anni oggetto di numerosi episodi di xenofobia sia in Europa che negli Stati Uniti. I più noti sono quelli di Aigues Mortes, in Francia, dove nel 1893 morirono nove italiani per mano di una folla inferocita che colse un banale pretesto per vendicarsi della disponibilità degli italiani ad accettare paghe più basse dei lavoratori francesi. Negli Stati Uniti, a New Orleans, nel 1901 undici siciliani vennero linciati con l’accusa di appartenere alla Mafia. Sempre in America i calabresi e i siciliani vennero descritti da una commissione parlamentare, istituita nel 1911 per analizzare il fenomeno della nuova immigrazione, come coloro che davano un contributo fondamentale alla crescita del fenomeno della delinquenza nelle città americane. Nei primi decenni di immigrazione la statistiche censivano separatamente italiani del Nord e del Sud, attribuendo i primi a un’ipotetica razza "celtica" ed i secondi alla razza mediterranea; la voce del censimento che riguardava gli italiani inserì i siciliani sotto la voce non white, perché di pelle scura. Le leggi sull’immigrazione promulgate durante gli anni venti rifletterono il pregiudizio antmeridionale: di fatto posero fine all’immigrazione italiana negli Stati Uniti, stabilendo delle quote per ogni nazionalità, discriminarono di fatto tra le popolazioni del nord Europa e quelle dell’Europa Sud Orientale.
Due guerre mondiali e il fascismo limitarono fortemente il flusso migratorio italiano che riprese però nel dopoguerra, inserendo nuove mete come il Canada e l’Australia, accanto alle solite Stati Uniti, Argentina ed Europa. Dal 1945 i valori medi annui dell’esodo toccarono le trecentomila unità. Mentre nel decennio 1946-55 più del cinquanta per cento privilegiò mete extraeuropee, tra il 1961 e il 1965 l’85 per cento degli espatri avvenne verso paesi europei. A partire dagli anni sessanta l’emigrazione – quasi quattro milioni di persone, di cui ben uno dalla Sicilia - avvenne quasi esclusivamente dalle regioni meridionali e si orientò verso le aree industrializzate dell’Europa settentrionale e nel triangolo industriale italiano, in cui si riversarono circa due milioni di immigrati.
Le comunità italiane all’estero oggi
Oggi il numero di italiani che lasciano il proprio paese per cercare migliori opportunità di lavoro all’estero si è fortemente ridotto, ma non è completamente esaurito. Si ha un flusso di circa cinquantamila persone che espatriano e altrettante che rimpatriano. Ciò che è mutato è la qualifica professionale degli emigranti: è aumentato il numero di tecnici e operai specializzati che si recano in cantieri o in imprese ad alta tecnologia italiana nei paesi del terzo mondo.
Gli italiani all’estero secondo le stime del Ministero degli affari esteri erano nel 1986 5.115.747, di cui il 43 per cento nelle Americhe e il 42,9 in Europa. L’entità delle collettività di origine italiana ammonta invece a decine di milioni, comprendendo i discendenti degli immigrati nei vari paesi. Al primo posto troviamo l’Argentina con 15 milioni di persone, gli Stati Uniti con 12 milioni, il Brasile con 8 milioni, il Canada con un milione e l’Australia con 540.000 persone.
Nonostante sia trascorso più di un secolo dagli esordi della diaspora italiana nel mondo numerosi elementi stanno ad indicare il perdurare di un senso di appartenenza etnico dei discendenti degli italiani nei confronti del loro paese d’origine. L’etnicità italiana sembra oggi frutto di scelte volontarie che si manifestano nei modi più svariati determinati anche dalla politiche dei paesi di insediamento. Il pluralismo culturale del mondo anglofono ha indubbiamente favorito il perdurare di rapporti privilegiati con il paese d’origine, basti pensare all’autoidentificazione di più di 14 milioni di cittadini statunitensi con l’Italia, al diffondersi dello studio della lingua italiana, all’associazionismo, agli scambi commerciali di prodotti etnici che, se nel passato erano legati prevalentemente dall’industria alimentare, sono oggi passati alla moda e al design.






http://www.siciliaineuropa.eu/storia_emigrazione.php









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Materiali
* COMUNICATI STAMPA:- Intervento al Parlamento Europeo di Marc Tarabella (10 luglio 2007)- Sull'incontro con la comunità italiana a Bruxelles (3 luglio 2007)- Oscurato anche "Report"! (4 giugno 2007)- Continua la raccolta di firme (15 maggio 2007)- Costituito il "Comitato Promotore Petizione Rai" (6 febbraio 2007)* DOMANDE E RISPOSTE* La Rai in Europa e all'estero* Altre iniziative sulla Rai* La televisione pubblica in Europa* Il diritto di petizione alle istituzioni

PRESENTAZIONE-INCONTRO-DIBATTITO CON LA COMUNITÀ ITALIANA IN BELGIO:VENERDÌ 29 GIUGNO 2007, ORE 18:00al teatro dell'Istituto Italiano di Cultura, rue de Livourne 38, 1000 Bruxelles Locandina - Lancio stampa - Invito

FOTO: 1 - 2
La Petizione Rai, per Tutti, di Più a Radio Si - Fréquence méditerranéenne de Bruxelles - "Sabato Si", dalle 16:00 alle 17:30, 101.9 FM: FOTO
Intervista al Comitato Promotore Petizione Rai a News Italia Press (14 febbraio 2007)
Notizie sulla PETIZIONE "RAI, PER TUTTI, DI PIÙ": 1001Newsgroups, Abruzzo 24 Ore, Actu24.be, Agenzia Internazionale Stampa Estero (AISE), Alice Newsgroup-Economia-Notizie Politica, AnoduWeb, ANSA, Arcoiris TV, Arnold Cassola, Articolo 21 Liberi di, AreaPress, Associazione Italiana Tutela Emigrati Famiglie (AITEF), Associazione "Sicilia in Europa", AssoDILIT Europa, Astra & Eutelset News, Bekar, Bellaciao Parigi, Beppe Grillo Meetup, Bismark.it Newsgroup, BlogBabel, Brujula.net Foros Usenet, Circolo PRC/SE "Karl Marx" Londra, Circolo PRC/SE "Enrico Berlinguer" Bruxelles, Close-Up, Collettivamente.com, ComITes Danimarca, COM.IT.ES. Grecia-Identità, Corriere Europeo, Day To Day News, Destakes, DeuSeuSardu, Digg World News, Diggita, Digital Sat Magazine, DVBITA, Écho d'Europe, Elioweb, Emigrazione Notizie-Agenzia Settimanale FIEI - FILEF, Feeds4all, FIDEST Agenzia Giornalistica, Forum Community Rai, Forum Italiani nel Mondo, Future of Europe, Génération Hot-Bird, Google Groups-it.economia-it.media.tv-it.hobby.satellite-tv.digitale, Google News Italia, Gruppoeuromedia, Hiddensurfing, " I Grilletti" Bruxelles, Inform - Servizi quotidiani per gli italiani all'estero, Informazione.it, Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles, Italia chiama Italia, Italia Estera, Italiani all'Estero-Rassegna stampa, Italiansonline, Italiensk - Notizie dalla Danimarca in italiano, Italradio, Jebouge.fr, Kataweb Gruppi Economia, KDO-News, L'Unione in Repubblica Ceca, L'Unione Spagna, La Bottega dell'Arte-Il Botteghino, La Gazzetta del Sud Africa, La Gazzetta Italia.cl, La Piazza Mercato, Le Soir, Libero Ricerca News, Maciste Blog, MarioMiX.net, Matoumba, Michaël Schyns (ULg-HEC), Millecanali, Mister-Wong.de, News4.it, News Italia Press (NIP), NNSeek, NNTP, NonSoloNews, NoTv, Nove Colonne A.T.G., OkNotizie, OnLine-News, Ora Italia, PaidSite, Parlamento Europeo - Discussioni, Parti Socialiste, PassaParola, PdCI Federazione Europa, PodcastDirectory, Porto di Mare, Prignano.it, Prima Comunicazione, PrivacyInnovation, Punto d'Incontro, Quefaire.be, Quo Media, Radio Hit.Alia, Radio Si, Radioyes, Rapportoradio, Raulken, RedTram, RtrSat.it - Blog, Salva Rai International, Satellite News & Media Informations, Satmag l'univers des médias-Forum, SAT News, Sat-zone, Scatto.biz, Segnala Sito, Segnalo News, Selvaggi Link, Serate Italiane, Télé Satellite, TPSzone, Turismo in Friuli Venezia Giulia, Unioncamere Bruxelles, Unione Cristiana Enti Migranti Italiani (UCEMI), Vivicentro, WASALive, Web directory italiana, Webgiornale.de, Wikio, Wireless Usenet Replayer, X-novo, ...

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lundi 2 juillet 2007

Ferrovia in Sicilia : petizione

PETIZIONE DA FIRMARE E DIFFONDERE

Dal mese di giugno sempre meno treni fermeranno in Sicilia.E`una rivoluzione che RFI (Rete Ferroviaria Italiana) sta mettendo in atto. Verranno soppressi dodici treni a lunga percorrenza, che collegano la Sicilia al Continente. Nella nostra regione resteranno attivi solamente i treni diretti e quelli regionali. Sarà un processo graduale di smantellamento che prenderà il via dal 9 giugno e che porterà, al 31 dicembre, alla chiusura di tutte le stazioni della tratta Messina-Palermo.Vi invito tutti a firmare ed a diffondere questa petizione contro la soprressione dei treni e lo mantellamento della ferrovia in Sicilia ed in particolare sulla fascia costiera tirrenica

http://www.capodorlandonline.it/Cdo2007/sociopolitica/trenitali/petizione/petizione.asp

Antimafia

http://tf1.lci.fr/infos/tag/antimafia/antimafia-1.html


http://fr.wikipedia.org/wiki/Cat%C3%A9gorie:Lutte_anti-mafia

http://www.antimafiaduemila.com/

http://tf1.lci.fr/infos/monde/ameriques/0,,3706359,00-gros-coup-filet-antimafia-new-york-palerme-.html

http://www.france24.com/france24Public/fr/nouvelles/culture/20071222-italie-sicile-corleone-concert-anti-mafia-cosa-nostra-artistes-populaires.php

http://controlamafia.wordpress.com/category/direzione-nazionale-antimafia/


http://www.interno.it/dip_ps/dia/

http://tempsreel.nouvelobs.com/actualites/international/20080207.OBS9441/coup_de_filet_antimafia_en_italie_et_a_new_york.html?idfx=RSS_notr

jeudi 14 juin 2007

Biografia Stefano Bissi




Riferimenti



Stefano Bissi è nato a Siculiana (AG) il 28/04/1916.

Ha insegnato per circa 40 anni nelle scuole elementari.



Anche durante il servizio militare, da Ufficiale di complemento, volle dedicare il suo impegno di Maestro alle reclute analfabete, organissando anche spettacoli ricreativi quale dirigente del Complesso Artistico del XVI°corpo d'Armata.Nella scuola ha profuso le sue doti artistiche al fine d'affinare la sensibilità e le doti espressive dei giovani sia nei corsi serali di orientamento musicale che nella direzione del locale centro di lettura.Da sempre, inoltre, ha saputo esprimere il naturale suo bisogno di comunicare incisivamente col mondo degli uomini e delle cose, scrivendo con vena giovanile, sia in vernacole che in lingua, lavori comico-satirici e pregevoli liriche di vario argomento e musicando, con freschezza di motivi, arie e canzoni di sua composizione.Gli sono stati conferiti vari riconoscimenti, tra cui :


premio al merito educativos "Colombo" - Milano 1956;

medaglia d'oro offerta dagli studenti di Siculiana - Ferae matricularum, 1967;

diploma di benerenza del Ministero della P.I. con medaglia di bronzo per l'opera svolta a favore dell'istruzione elementare e dell'educazione infantile - Roma 1971;

premio nazionale di poesia dialettale siciliana e italiana "Funtana di li Rosi",

Campofranco negli anni 11973-74-79.

Inoltre :

premio nazionale di poesia italiana "Mario Gori", Caltanissetta 1976;
premio nazionale di poesia A.S.MI. "Borgo Novo" Palermo 1991.
Fa parte del gruppo culturale "Ottagono Letterario di Palermo".


Animatore di spettacoli folkloristici e goliardici, il Bissi continua ancora oggi, a scrivere, con slancio giovanile, commedie in lingua italiana e siciliana, mai disgiunto da un appassionato impegno civile in tempi che, pare, abbiamo perduto quei valori comuni che, nella crescita e nelle crisi, hanno costituito motivo di ripresa e di riscoperta della nostra identità umana e culturale di popolo che non si abbatte nella sconfitta e non si esalta nella vittoria.
Un augurio di cuore al poeta della nostra terra.


Grido di Libertà
Non è sordo
il grido di libertà
di giustizia,
di pace nel lavoro,
che erompe nel cielo
delle piazze
tra il segno della croce
e delle mani
in su elevate
della folla in tumulto.
Il grido possente
del popolo in piedi
in unico abbraccio,
disarma
la mano dei folli,
che in cenere
vorrebbero il mondo.

Siculiana, 1950




Canicatti









SCIURIDDI DI LU ME PAÌSI
di Stefano Bissi




Il testo fa parte della nostra Biblioteca

lundi 28 mai 2007

Sicilia







Cantare la terra di Sicilia...



http://www.youtube.com/watch?v=2c0U9ch973g




dimanche 27 mai 2007

Siculiana

Dintra 'stu granni celu ca suvrasta
si mori la Natura chi nni resta ?



Ma po lu munnu
stari a taliari ?
Ma po lu Munnu stari a talïari
li stessi cosi sempri d'avanteri ?
siddu si ferma si frantuma e mori,
e nuddu po cchiù scinniri e acchianari.
Perciò cci tocca sempri di tutturi
comu la tòrtula di firrïari;
lu Munnu ca firria ha li so miri
e cancia e scancia l'usi e li manneri.


vendredi 25 mai 2007

L'ultimo ieri e Lu munnu ca firria




Stefano Bissi


L'ultimo ieri
Voci dell'anima
All'alba del terzo millennio
...e nei miei versi
lascio il cuore mio


Presentazione

Presentare un libro di poesie del poeta Stefano Bissi non è un impegno, una scommessa o una sfida, ma un autentico piacere.
E il terzo volume di poesie del notro poeta che presento, fra i quattro con questo publicati, e cio è per me motivo di orgoglio e di onore. Naturalmente il Bissi mi incarica di presentare le sue poesie non per le mie capacità di critico, né per qualifiche letterarie che non ho, ma per i legami affettivi e per le affinità ideali e intellettuali che ci accomunano, e se riusciro con la mia presentazione a trasmettere ai lettori il piacere che ne ho tratto, saro doppiamente contento.
Questa raccolta di peosie « L'ultimo ieri – Voci dell'anima – All'alba del terzo millennio », racchiude un periodo di tempo molto vasto che va, dal 1932 ad oggi, quasi a comprendere l'inizio dei due secoli contendent. Quinti in esse è possibile leggere squarci della sua storia, della nostra storia, vista in chiave poetica.
Il suo peregrinare per lungo e il largo dell'Italia è scandito dalle sue poesie, che ne immortalano i tempi e i luoghi.
Aprono la raccolta le poesie degli anni giovanili, del suo innamoramento, della sua passione per il borgo natio, per la sua campagna dei « Caternini », per gli affetti familiari, per la natura che con la sua bellezza lo incanta e lo fa sognare.
Egli ammira l'infinita bellezza della natura, delle stelle, del mare, dei fiori con l'occhio meravigliato partecipe dell'estate e ne assapora e ne canta tutto l'incanto. L'amore per la natura appartiene alle anime elette e il poeta appartiene a questa categoria.
Il secondo posto delle sue poesie è dedicato alla vita militare che, viene intravista attraverso il fruire iridescente della poesia e della musica.
Bissi è come una fontana dalla quale sgorga poesia e musica incantatrice, alla quale possiamo abbeverarci e dissetarci. E la sua è una musica che sgorga spontanea e prepotente dal suo cuore e arriva al mostro dilatandolo e riempiendolo di gioia e di emozioni dolcissime.
Estremamente toccante è la poesia della sua « Gina primavera d'amore » e quella dedicata a «Siculiana Marina » ambedue (come tante altre) musicate dallo stesso poeta e cantate ancora oggi dai siculianesi. Al verso seducente è accoppiata in prodigiosa simbiosi, una musicalità fatta di note che t colpiscono e ti mettono in cuore la pace. E la poesia, quella autentica, si trova profusa a piene mani in tutti i suoi componimenti.
E un uomo il Bissi di formazione culturale decisamente laïca. Eppure nella sua produzione poetica l'aggancio col trascendente, col Dio, che afferma e consola, è presente, costante e ne costituisce quasi un sottofondo. Cio mi ha fatto tanto piacere perchè ci fa conscere un altro aspetto della personnalità del poeta che non è appriscente, ma profondamente vissuto.
Le sue poesie si leggono con estrema facilità e con immenso diletto. Ahimè... che disagio e che angoscia nel leggere certe poesie moderne dove si sentono la fatica e le difficoltà di ch le scrive!...
Nell'evocare il suo grande amore per la sua donna amata raggiunge vette strugenti e ammalianti. Nulla vi è di retorico, ma tutto è profondamente sentito e vissuto! La poesia è per il poeta come un grande palcoscenico in cui fa giocare, a suo piacimento, i suoi sentimenti e le sue emozioni. Fra lui e la sua poesia c'è una specie di attrazione reciproca, per cui tutta la sua filosofia e il suo credo sono racchiusi nel verso: « lungi dal cuore sempre più m'avvedo... che dove amor non c'è tutto è morboso ».
Resta un segreto, che non riusciamo a capire, perchè il poeta ha tenuto per cosi tanto tempo, chiuse nel cassetto, tanta ricchezza di poesia. Forse era geloso dei suoi ricordi, della sua storia intima o temeva che altri avessero potuto contaminarla? La decisione, presa oggi, di dare alla stampa questi versi, ci riempie di tanta contentezza.
Seguono le poesie che scandiscono la sua vita militare, poesie dedicate a fatti e luoghi realmente esitenti e che ora rivivono nei suoi ricordi.
« Vecchi vorremmo a vuoi tornar domani
sol per un'ora di lontana ebbrezza;
vorremmo a voi tornar, luoghi lontani,
che a noi rapiste tanta giovinezza ».
Non poteva mancare un inno accorato e struggente alla nostra Italia, caduta nella disgrazia, nello sfacelo, nella miseria, per mano teutonica, e al colmo del dolore invoca libertà e pane per i suoi figli. Bellissima la chiusura dell'inno con l'appello all'amore universale e l'auspicio dell'avvento di un mondo senza confini.
L'Italia che dal baratro risorga...
non più per allestir cannoni e spade...
...ma per amar, alfin, grande e possente
solo una Patria che ci unisce e infiamma,
non che si chiami Italia o Continente,
ma Terra, Terra, inver, comune Mamma! ».

La pace, l'amore, la fratellanza, il rifiuto della violenza e della guerra, i problemi ecologici, « proteggi la natura », la libertà sono esigenze e valori da lui sentiti in modo estremamente partecipato. Alcune poesie sono traboccanti di umanità e piene di commozione, da cui traggono una profonda tensione lirica.
Gustoso e delizioso è questo sonetto :
« Mi si affacciano agli occhi un casolare,
una chiesetta illuminata a sera,
un fanciullo che impara a recitare
a mani giunte la prima preghiera ».

Si sente qui la mano del musicista e del poeta.
Una poesia che ha tutte le caratteristiche della preghiera e dell'inno religioso da cantare in chiesa è « E nato in una grotta ». Qui si sente il poeta in cerca di Dio e lo trova nel bimbo che è nato ignudo in una mangiatoia. Questa religiosità sommessa, questa ricchezza di alti sentimenti possono purificare e redimere le brutture dell'uomo di oggi.
Bella è l'immagine che cogliamo nella poesia « A Polvera » dove la sommessa « preghiera del vespro » si confonde con il rintocco della campana della chiesa del borgo.
A questa immagine segue la tritezza per lo struggentee malinconico ricordo che insorge ne suo cuore nel vedere gli stessi colli, la stessa campagna, lo stesso mare, gli stessi profumi della sua lontana terra di Sicilia :
« Vedo i miei colli, la campagna, il mare,
sento i profumi della terra mia :
potessi almeno un giorno ritornare
a te, sognata ognor, Terre natia! »
Nella poesia dedicata alla mamma « Pregherai domani » si sentono riuniti i talenti del Bissi; la poesia, la musica e la pittura e riaffacciare il senso religioso che serpeggia un po dappertutto:
« Rintocca la campana della sera,
il sole muor laggiù, laggiù nel mare,
ti vedo assorta nella tua preghiera,
prostata, o mamma, ai piedi d'un altare ».

Il sole tramonta, la mamma sua è assorta nella preghiera ai piedi di un altare e piange e prega, e con tutta la forza del suo amore chiede alla Madonna:
« con fede, con ardor, con pio desio,
Madre di grazie, di perdono, pia,
che a me ritorni salvo il figlio mio ».

Traspare ovunque la mitezza della sua personalità, il rifiuto della guerra e della violenza, l'amore per la pace; caratteristichee atteggiamenti che preludono alle istanze e alle scelte di oggi, verso le quali l'umanità, se vuole sopravivere, si sta orientando. Si dimostra in tal modo, un precursore, un vate, che ci infonde fiducia in un mondo più giusto fatto d'amore e fratellanza universale.
Tutto è raccontato con massima fedeltà ai fatti e anche ai sentimenti che quei fatti sanno suscitare. Egli sa leggere nel suo « interiore » e sa tradurlo in momenti di alta poesia, mentre ci rende partecipi col suo travaglio spirituale. Il lettore non trova difficoltà ad entrare nel suo mondo, dal quale tre motivi di purificazione.
Sa cogliere a volo il sentimento, che muove il suo estro e ce lo offre puro e semplice come una primizia da gustare per allietare il nostro cuore.
A volte si respira un clima surreale di sogno che ci trasporta verso altezzz irraggiungibili.
Pertanto possiamo affermare che Bissi, con questa raccolta di poesie pon un'altra importante pietra nell'arco della sua produzione poetica, alla quale auguriamo tutto il successo che merita per il bene dei lettori, in quanto questo suo mondo poetico ci offre, fra l'altro, un valido insostituibile tramite verso la pace e la quiete dell'anima.
Nello squallido cinismo ed egoismo in cui viviamo i versi di Stefano Bissi offrono una finestra che ci permette di respirare dell'aria pura.
La grande poesia ha la funzione di destare il piacere estetico e di inviare un messaggio educativo nel senso che il vero che è contenuto nei versi, passa al lettore per migliorarlo.
La poesia del Bissi possiede queste qualità , quindi appartiene alla grande poesia.
Stefano Bissi è un artista completo: pittore, musico e poeta. Ed è educatore inoltre di diverse genrazioni di ragazzi, che ha sputo mirabilmente fondere nella sua poesia, con capacità pittorica, innata musicalità, e grazia accattivante del verso, il messaggio pedagogico e morale. Alla dolcezza, al suono dei suoi versi si unisce, di tanto in tanto, una forza di sentimenti che ci lascia pensosi.
A volte ci sorprenono la dolcezza umana, il disarmato candore, i numerosi risvolti di umana pietà, oltre alla sua convinzione che il male sia eliminabile dalla vita dell'universo:
« quando incontri
un uomo, senza luce
nel buio del suo dolore;
quando incontri un malato,
senza giorni ne le mani;
un nano che ride nel suo pianto;
allora tu... devi dire a te stesso:
io sono un uomo felice ».
Ci sono libri che dopo averli aperti e dopo averne letto due o tre poesie si chiudono e non si aprono più. Qui avviene il fenomeno opposto.
Questo, quindi, è un libro che non ha bisogno di presentazione perchè si presenta da solo e le mie povere parole non aggiungono niente al suo intrinseco valore .
Con questo libro oggi il Bissi, già grande come poeta venacolo ci mostra con maestria e bellezza di stile la sua produzione poetica in italiano e conquista doppiamente il suo meritato posto nel tempio delle muse.
Possiamo affermare senza tema di smentita, che quest'opera ci incanterà e ci eleverà nello spirito: il poeta consegna il suo nome alla storia della poesia e a quella della vita civile di Siculiana.
Forse per questa presentazione rappresanta il Canto del Cigno. Sono contento pero che questo canto lo affido in buone mani.
Un suo accorato e struggente rimpianto ci inonda ancora di commozioneper la sua adorata Gina:
« Or che il sogno è svanito,
io mi sento smarrito
e più folle ti chiamo ».
In questi versi è racchiusa tutta la sua angoscia, il suo immenso dolore per la perdita del suo grande amore, e ci pare di vederlo svolazzare solo senza meta come un uccello che ha perduto il nido. Da parte nostra gli offriamo tutta la nostra solidarietà e l'augurio che possa trovar la pace del cuore cosi duramente trafitto.
Col sonetto « Lascio il cuore mio », che troviamp nelle ultime pagine di questa sua opera, il Bissi chiude il suo prezioso volume.
Al musico Vincenzo Caruana, virtuoso mandolinista dal tocco magico e delicato, che ha musicato molte delle belle poesie del poeta Bissi, suo vecchio compagno di scuola e di « fughe musicali », vadano i miei compiacimenti e il pio più sentito plauso per le sue squisite melodie che qui troviamo inserite in « musica sui versi » del presente volume.

Siculiana Marina, 25 luglio 2000.


Paolo Scaduto1


1Dott. Paolo Scaduto, medico condotto e ufficiale sanitario del commune di Siculiana dove ha svolto fino a ieri la sua missione di medico di base e di studioso di problemi d'igiene mentale e di geriatria. Con le sue monografie du tali argomenti ha vinto il « Premio Scalari » nel 1969 e 1970 (medaglia d'oro).
Interessato alla medicina preventiva e educazione alla salute ha tenuto una rubrica televisiva che veniva messa in onda dalla « Radio Sud Siculianee » dei Vella in Doria.
Nativo di Sciacca (9/02/1922), è siculianese di adozione per essersi trasferito nel 1952, ancora giovane medico, in questa nostra cittadina.
E deceduto a Siculiana il 12/11/2000.

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"Un òmu

sempri acchianatu all'arbulu

'un po stari,

c'avia scinniri !"


V. Lo Bianco




Presentazione



Presentare un nuove libro di poesie è un impegno verso i lettori cui il libro è rivolto; ma è anche un piacere, specie quando l'autore è un Autentico poeta.






Stefano Bissi non è nuovo alle muse: ha già dato alle stampe due volumi in versi siciliani, "Sciuruddi di lu me paisi - poesie- - "e "Lu Crucifissu di Siculiana - Lu Tri di Maju - tra leggenda e storia" con nota esplicativa in lingua, coi quali si è guadagnato un posto ragguardevole nel tempio della poesia, e in particolare di quella in vernacolo.





La sua produzione poetica fin dalla sua fanciullezza, non ha conosciuto soste e l'ispirazione ha sempre bussato imperiosa al suo cuore, per tradurre in versi momenti, aspetti e problemi che turbano l'uomo d'oggi.





Ogni aspetto del nostro viver civile di ogni giorno stimola il suo estro. Ed ecco "Lu munnu ca firria" di questo nostro poeta Siculianese, poema in ottave con rime in assonanza, col quale si prefigge di presentare questo nostro Mondo in continua ascesa nell'affannoso travaglio di trasformazione e di rinnovamento.





Con esso inneggia alle conquiste della scienza che rendono meno pesante, meno penosa e certamente più gioiosa la vita di tutti i giorni di ognuno di noi, e denuncia il degrado globale che ci sovrasta. Prepotente è in ogni ottava il confronto tra i modi, gli usi e i costumi del vecchio col nuovo, del passato col presente, confronto che induce il lettore alla valutazione e alla scelta del meglio nel biasimo dell'uomo quando cade nell'uno o nell'altro eccesso lungo il cammino del tempo.





La velata nostalgia e il rimpianto per i tempi trascorsi, più sani, per le cose buone perdute o cadute in disuso, constituiscono la nota dominante di questo suo nuovo lavoro nei cui versi aleggia, però anche la speranza in un mondo migliore. La sua poetica sgorga spontanea, chiara e limpida come acqua di rocca; il suo verso è sempre fluido, armonioso, fresco, scintillante, sempre pronto a carpire e capire i problemi essenziali che travagliano l'umanità. Nessun problema sociale, economico, ecologico ed umano, che travaglia l'uomo moderno, è stato dimenticato o trascurato.





Le sue preziose annotazioni su fatti, su luoghi, su personnaggi, sull'animo umano, ad una lettura superficiale parrebbero avere un tono spensierato, giulivo e immaginoso; ma ad una lettura piµ attenta vi si scopre il travaglio dell'uomo d'oggi, pensoso dei destini del mondo e dell'umanità e l'invito e misurato e meditato alla riscoperta di autentiche virtù.





Le vicende, infatti, e le notazioni sono come pennellate su una tavolozza, come quadri di una immaginaria rassegna in cui si sente scorrere il divenire della storia nostra.





Del resto il nostro Bissi oltre ad essere poeta, è anche pittore e usa la penna come il pennello.

Poeta - pittore , acuto e felice osservatore del variare del mondo, dell'ambiente, della vita di ogni giorno, sa immediatamente tradurre le impressioni e le sensazioni che ne ricava in quadretti poetici che traboccano di spontaneità e vitalità.





Le ottave hanno un loro logico filo conduttore che unisce l'una all'altra in un "continuum" organico e completo, che rappresenta lo specchio dei tempi; dei tempi che viviamo.





Un "humor" tutto personale che serpeggia un pò ovunque e una spontane a elganza di stile (che non è ricercatezza) ci invitano alla lettura, ci avvingono e ci trascinano e ci sollecitano ad assaporarne tutto il fascino segreto e ci regalano un immenso godimento spirituale e ammaestramenti sui quali tutti dovremmo meditare.





Viste sotto questa angolazione, le sue ottave hanno una funzione palingenetica e catartica in quanto, come l'arte universale, sono finalizzate a "rinnovare i popoli, a rivelarne la vita e a prepararne l'avvenire".





Un rilievo particolare merita l'appello alla tutela dell'ambiente, quanto mai opportuno in un momento in cui, non solo la vita, ma il destino dell'uomo si gioca sui temi dell'ecologia, su un problema che trascende il puro interesse poetico ed estetico per collocarsi nel sociale e nell'umano.





Un' ultima considerazione mi piace sottolineare: questo suo attaccamento alla lingua siciliana (lingua e non dialetto come erroneamente viene definita) dimostra un amore passionale per la terra nostra, per la sua cultura, per le sue tradizioni, per il suo costume, per la sua storia ; e ciò, in sintesi, vul dire un tenace e forte legame con le radici.





Si dice che aprire una scuola significa chiudere un carcere. Noi diciamo che anche pubblicare un libro nuov può contribuire a svuotare un posto nelle carceri, perchè ogni libro ci esalta, ci ammaestra ci rende migliori sotto tutti gli aspetti.





Il libro è un amico che ci fa sempre compagnia, ci dà molto, non chiede niente e non ci tradisce mai.





A questa categoria appartiene il libro del poeta Stefano Bissi il quale, rivolgendo il suo messaggio d'amore all'uomo responsabile, così infine, chiude il suo componimento poetico;



"è l'omu ca duvissi cuvirnari

li cosi di 'stu Munnu cu lu cori

e cu li beddi hiammi di l'amuri

pi fari tutti l'òmini abbrazzari"



Paolo Scaduto




La televisioni


Nuddu cchiù leggi opuscoli e dispenzi

libri di püisii e di rumanzi

la televisioni porta annunzi,

e belli e fatti duna li risponzi.

Vecchi e picciotti assittati in bluginzi,

stannu a lu vidiu dintra a li so stanzi

appiccicati comu tanti sponzi,

a talïari tutti li sequenzi.


Lu nannu cchiù nun cunta a li niputi,

attornu a lu brasceri, attenti e cueti,

lu cuntu di li principi, eterni ziti,

Ora è la ràdiu ca cunta e ripeti,

la teli ca trasmetti tirrimoti,

fatti successi, ammazzatini e liti,

fimmini nudi e spàsimi e vasati.



Stefano Bissi



samedi 19 mai 2007

Lu crucifissu di Siculiana




Lu crucifissu di Siculiana

Lu tri di maju


Poemetto in versi siciliani

(tra leggenda e storia)

"Fidi mi caccia
e no lignu di varca"


Presentazione



Di solito il compito di presentare un libro si affida a persone di spcicco della cultura.


Il poeta Stefano Bissi, però, ha voluto affidare a me questo compito, spinto più dai moti dell'animo e da sentimenti di stima e di affetto che ci legano, che da precise qualificazioni culturali, che certamente non ho.


Un altro libro si aggiunge a quello già scritto e dato alle stampe.


Da impenitente « poeta » ci offre questa volta non una raccolta di poesie, come nel primo, ma un poemetto in versi in cui ci racconta la leggenda e la storia de « lu Crucifissu di Siculiana ».


Appassionato, scrupoloso ed entusiasta studioso delle nostre tradizioni, ci ha voluto dare, ancora una volta, uno squrcio della nostra Storia Patria. In questo volumi Egli, con precisione storica, con appassionato amore, ma anche con un pizzico di fantasia, racconta fatti, ricorda nomi, rievoca luoghi, facendoci rivivere in una perenne attualità la nostra storia, che per molti versi si identifica con la storia di « lu Crucifissu ».


Fantasia: ma non può esserci poesia senza fantasia! E fantasia ci vuole quando si rivivono fatti che afffondano le loro radici nella leggenda, la quale diventa essa stessa storia, quando trova corpo nella vita di un popolo.


Su questo lavoro rivive in ofrma incantata ed elegante l'amore del nostro poeta per le « Radici ». Il culto delle radici è importante nella vita di un popolo e deve far parte del suo costume.


Un popolo che ricorda e comprende il passato può più facilmente balzare verso l'avvenire, senza fratture e salti nel buio o nel vuoto.


Il libro ci offre la singolare fortuna di seguire anno per anno,giorno per giorno, la storia di « lu Crucifissu di Siculiana », della leggenda, che si perde nella notte dei tempi, alla realtà d'oggi, che si svolge sotto i nostri occhi.


La scorrevolezza e la musicalità del verso ne rendono piacevole ed accattivante la lettura Il poeta ci prende per mano e ci guida con amore nello svolgersi della storia del Crocifisso, che si intreccia mirabilmente e potentemente con la storia sociale politica e religiosa della stessa nostra Siculiana e ci fa innamorare di questa storia.


Il lavoreo del poeta Bissi è un affresco vivente, splendido e scintillante della nostra Città, una Città che vive nell'attesa della « festa del Tre di Maggio », che si ripete ogni anno con immutata fede e costante ardore e che fa rivivere, come una primavera che ogni anno si rinnovella, gli aromi, i colori, il folklore più autentico che mirabilmente si intreccia e si fonde con gli aspetti puramente religiosi della festività.


La travagliate e, a volte scanzonate vicende della storia del Crocifisso, rivivono in un'atmosfera poetica che ci avvince e ci attanaglia dalle prime alle ultime pagine.


La Croce è stata il soggetto portante della letteratura e dell'arte, dalla scultura alla pittura, dalla prosa alla poesia. Con l'opera del Bissi, ora, entra anche nella poesia dialettale.


Bissi ha concentrato la sua acutissima attenzione sui fatti che sostanzano la storia di « lu Crucifissu », offrendoci una trasposizione in chiave poetica, ritmica, brillante, gustosa, come una rara leccomia e mettendoci prepotentemente a contatto con le nostre « Radici ». Ci offre un libro ricco di anedotti, di dramma, di « pathos » senza nulla di artificiale e di artefatto.


Nella storia del Crocifisso di Siculiana possiamo intravedere la storia della tragedia dell'uomo che spera trovare salvezza e pace solo abbracciando e portando quella Croce e avendo fede in quella croce.


Sotto questo aspetto mi hanno particolamente commosso le seguenti quartine :


- »Stu Signiruzzu di Siculiana
ah quantu grazï c'ha pututu fari
a la so genti vicina e luntana
pi tantu tantu amuri arricampari!
...................................................
...................................................
'Na sula grazia vogliu dumannari
prima ca chiudu 'sta me püisia:
« Signori, fra li grazï chi vo ' fari,
vogliu ca una Tu l'ha fari a mia.
Nun t'offru provi di pagnau amuri,
ma sulu l'ànzia e lu me granni affettu
e tuttu tuttu lu forti duluri
ca mi cuvìa dintra lu me pentu ».-


Il poeta ci dà testimonianza che nelle profonde pieghe del nostro spirito, c'è sempre Cristo che ci attende con amore, pronto a saltar fuori per darci una mano, e nelle mareggiate che ci sbattono fra gli scogli della vita c'è sempre un punto di riferimento, un'àncora alla quale aggrapparsi per sperare ancora per amare ancora.


Cento anni fa Nietzesche osò « decretare la morte di Dio ». Oggi Bissi ripone « lu Crucifissu » al centro della storia dell'uomo.


Il libro contiene delle note esplicative dell'autore che chiariscono certi aspetti della storia di « lu Crucifissu » e pareri e ipotesi di altri autori sullo stesso argomento.


Addito all'attenzione dei giovani la lotta dissertazione del Prof. Vincenzo Castello, il quale nel riepilogo formula una ipotesi attendibile sulla data di nascita della Croce e del Crocifisso, invitanto i giovani ad occuparsi di questi studi, servendosi dei mezzi moderni di indagine.


È con un profondo atto di fede nella capacità catartica dell'arte e in particolare della poesia, che auguro questo prezioso libro il massimo successo: che esso possa trovare degno posto nella biblioteca di tutti i Siculianesi e di tutti i cittadini dei paesi vicini e lontani e possa servire a mantere, alimentare e trasmettere il culto sacro del nostro Crocifisso.


La via della « Libertà » si imbocca, anche, attraverso lo studio delle tradizioni, dei costumi, della storia che, in definitiva, è la studio di noi stessi, delle nostre « Radici ».


Guai a interrompere e tagliare ogni rapporto con esse; il cammino della storia nel suo lento divenire, si interromperebbe, facendoci crollare e sprondare nel caos!


Per questo noi auguriamo all'inesauribile vena lirica del poeta Stefano Bissi lunga vita e perenne fecondità.


Siculiana, 19 marzo 1982.


Paolo Scaduto1



1Dott. Paolo Scaduto, Medico condotto già ufficiale Sanitario del comune di Siculiana dove ha svolto fino a ieri la sua missione di medico di base e di studioso di problemi d'igiene mentale e di geriatria.
Con le sue monografie su tali argomento ha vinto il « Premio Scalari » nel 1969 e nel 1970 (medaglia d'oro).
Interessato di medicina preventiva e di educazione alla salute ha tenuto una rubrica televisa che veniva messa in onda dalla « Radio sud Siculiana »
Nativo di Sciacca (9.2.1922), è Siculianese di adozione per essersi trasferito nel 1952, ancora giovane medico, in questa nostra cittadina.









jeudi 17 mai 2007

Sciuriddi di lu me paìsi


Riferimenti












"Si vo parlari di li cosi


di l'atri parla di lu to paisi"








Presentazione






"Sciuriddi di lu me paisi" di Stefano Bissi, nato a Siculiana, a metà degli anni dieci di questo nostro secolo, non è solo una raccolta di liriche in lingua (si badi bene in lingua, chè tale è il siciliano), ma un atto d'amore verso il proprio paese e verso quella bizzarra terra agrigentina dalla quale entrambi discendiamo.




Vi è in questi versi tutto il paese situato a specchio del mare africano. Appaiono, infatti, usi, costumi, tradizioni che, purtroppo, stanno per scomparire, travolti dalla "civiltà" moderna dei consumi e dell'uniformità. Siculiana si presenta a noi in tutta la ricchezza composita della propria vita, del proprio modo di pensare, di divertirsi, di piangere, di morire.




"Li lavanneri, /cu tri arbi di scuru / a la matina/


vannu a lu vadduni /"


mentri Giuvanni lu zoppu, con il vestito nuovo si appresta a fare la lingua a strascinuni,/


prummisa a lu Signuri / di lu "Tri di Maju"/;


un'antica tradizione alquanto barbara secondo la quale i peccatori o i miracolati, in segno di pentimento e di autopunizione, dovevano lambire con la lingua il pavimento della Chiesa.




E il Signore si sdegna contro Giuvanni : /Giuvà, ma nuddu cc'è / ca ti lu dici ? / Amuri è Chistu to/ secunnu tia, / stricari la lingua/ 'nmezzu a li lurdii ?




Eppure era la Sicilia : il paese dei contrasti, dove c'era Giuvanni che faceva "la linguaa strascinuni" e c'erano anche i bambini che jucàvanu a li ménnuli, / a li nuci, / a li cummari / tutta la sirata/. Oggi le strade sono vuote di bambini che, invece, stanno incollati ai teleschermi !




Non ci sono più le gustose macchiette tipiche di ciascun borgo, che a Siculiana erano La Gnura Pruvudenza, Peppi Nasca, Vanni Fràviu, Don Ciccu Sparatu.


Personnaggi a tutto tondo, pregni di quel senso dell'umorismo e del grottesco che un altro figlio di "Girgenti", Luigi Pirandello, teorizzò immortalandolo.




Una parte della raccolta è dedicat ai canti d'amore che sgorgano - e forse sempre sgorgheranno - dal cuore degli amanti di quella nostra terra assolata :


cc'è lu venu nni li fogli / ca sunnàcchia e sciatulia;/


s'apri l'occhi e 'un vidi a tia / frischiceddu 'un nni fa cchiù.




Ma quando spira questo vento attizza i sentimenti più focosi che divampano del desiderio :


Nicuzza bedda, sèntimi cantari, / àprilu tuttu lu to finistruni; / almenu ca mi senti suspirari / arrunchiateddu, misu tra 'n'agnuni.


E, infine, le ninne nanne che riprendono gli antichi ritmi con i quali le madri di Sicilia, addormentavano i bambini, tirando il filo che faceva nuovere la "naca" appesa sopra il letto :


E cu lu ventu di li pampineddi / scinni lu sonnu di li picciliddi; / lu pòrtanu di 'ncelu l'ancileddi / d'unn'è ca stannu e jòcanu li stiddi.




Siamo, dunque, dinanzi anche al documento di un tempo andato, ad una fonte storica che ci insegna - e sopratutto lo insegnerà alle generazioni che verranno - che cosa fosse il passato, quel passato che è la linfa su cui crescerà il presente.


Massimo Ganci




Palermo, 13 aprile 1982.


A li pedi di la cruci



A LI PEDI DI LA CRUCI
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Pirchi nun scinni ?
Chi fa' a pinnuluni
1
'nchiuvatu2 ancora
nni'sta cruci
pi li mani e pi li pedi
cu lu cori spaccatu
ca ti scula
sangu e amuri ?
Pirchì nun scinni ?
Chi fa'
cu l'occhi aperti
a taliàri
3 ancora
li giuda di la terra ?
Scinni,
nun mòriri
si prima nun aggiusti
'stu munnu sfasciatu
chinu di cruci
e di genti ca chianci,
pòvira comu tìa !
Scinni,
scinni di'stu lignu
camulutu
4 di li séculi :
lu pòviru t'aspetta.


1Pinnuluni -penzoloni

2'Nchiuvatu - inchiodato

3Taliàri - guardare

4Camulutu - tarlato
Stefano Bissi - "Sciuriddi di lu me paisi", Agrigento-Palermo 1982.