http://www.giuseppebasile.info/default.htm
Tra le campagne militari cui partecipò il NOSTRO, nel 1860, 1862 e 1866, mancano quelle del 1867 a Mentana e del 1870 a Digione, in quanto la morte lo colse sventuratamente durante la cura dei colerosi nel 1867. Infatti quell'anno il BASILE si trovava a Caprera presso il Generale Garibaldi, quando un'epidemia colerica colpì pesantemente la popolazione di Siculiana. Egli raggiunse immediatamente il suo paese natale perché erano stati colpiti dal terribile morbo i suoi fratelli, Onofrio (sacerdote) e Luigi (farmacista). Mentre Luigi riuscì a salvarsi dalla funesta epidemia, Onofrio perì unitamente al suo valoroso fratello Giuseppe, finendo entrambi in fossa comune, alla stregua di centinaia di altri cadaveri.Poco o niente si conosce della vita privata del BASILE; l'unico documento dal quale traspare una certa situazione personale è una lettera della Contessa Teresita Giusti, di nobile famiglia padovana, indirizzata al NOSTRO. Questo manoscritto, di struggente ardore, mette a fuoco l'esistenza di una relazione amorosa contrastata e prossima all'addio; esso si può considerare come presagio inconscio della morte del BASILE: infatti la lettera reca la data 13 maggio 1867, mentre il NOSTRO morì il 16 giugno 1867. Il Professore Ugo De Maria, citato nelle note bibliografiche , riferiva nel 1942, in una lettera indirizzata agli eredi del Basile,dell'esisteza di alcune lettere a lui scritte dalla Marchesa Martini che fu infermiera dei Garibaldini a Milazzo dove opero' il Basile e che e' ricordata, col titolo nobiliare di Contessa , anche da Montanelli e Nozza nel libro "Garibaldi". A tale proposito sono in corso ricerche per accertare l'esistenza di questo citato epistolarioScrive il De Maria nel suo citato articolo sul Giornale di Sicilia del 29 agosto 1942 " Garibaldi, quando gli giunse la notizia della morte del BASILE ne pianse amaramente e lasciò scritte per lui certe parole che sono la più bella di tutte le epigrafi " e che sono contenute in una lettera inviata a Salvatore Cappello - garibaldino di stirpe palermitana e amico del BASILE - spedita da Monzummanno in data 27 giugno 1867: Mio caro CappelloChi ha testimoniato le cure gentili e filiali che mi prodigarono i miei cari Ripari, Albanese e Basile - durante il pericolo della mia ferita del '62 - capirà quanto dolorosa mi sia la perdita del martire di Siculiana. Modello di patriottismo, di abilità e di valore, il nostro Giuseppe lascia nelle file dei propugnatori della libertà italiana un vuoto immenso, e tra i propugnatori dei figli del Vespro un nome che abbella la storia della nostra redenzione. Io assisterò coll' anima al convoglio funebre dell' amico del mio cuore e fratello d' armi e sonoVostroG. GaribaldiPurtroppo questa lettera faceva parte del gruppo di sei epistole che,come detto, andarono smarrite nel periodo bellico 1940-1945, e che fortunatamente si conserva riprodotta sul Giornale di Sicilia del 29 agosto 1942, già citatoLo storico Gaetano Falzone, nel suo libro "SICILIA 1860" scrivendo del BASILE afferma "… la sua fu una vita dunque intensa, un apostolato civile che non teme confronti. I medici palermitani possono considerarlo il più vivace fra essi e il più generoso di sé…".
Lo storico -poeta di Siculiana, Professore Stefano Bissi ha dedicato due sue liriche al prode Chirurgo Garibaldino e ai Garibaldini Siculianesi.
vendredi 11 avril 2008
Inscription à :
Publier les commentaires (Atom)
Aucun commentaire:
Enregistrer un commentaire